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“Lasciate le porte aperte ai rifugiati iracheni”. É l'appello che ricorre come uno slogan alla conferenza dell'Onu dedicata ai profughi iracheni, che si tiene oggi e domani al Palais des Nations di Ginevra. L'incontro, organizzato dall'Alto Commissariato dell'Onu per i Rifugiati, vede la partecipazione di governi, organizzazioni internazionali e Ong provenienti da sessanta paesi, che si riuniscono nella speranza di risolvere, o almeno di alleggerire, la gravissima situazione scaturita dall'invasione dell'Iraq. Il fenomeno della fuga di massa dall'Iraq è esploso dopo l'attentato del febbraio 2006 contro il mausoleo di Samarra, un esodo che secondo l'Unhcr è secondo solo alla diaspora dei palestinesi seguita alla creazione di Israele nel 1948.
Numeri. Gli iracheni che fuggono ogni mese dalla guerra sono circa 50 mila e, al momento, il numero degli sfollati si avvicina a quattro milioni di persone. Di queste, circa 1,9 milioni si trovano ancora all'interno del paese. In Giordania si calcola che dall'inizio della guerra siano entrati oltre 750 mila profughi, un numero che ha fatto crescere la popolazione nazionale del 14 percento. Ancora più numerosi sono gli iracheni in Siria, che sono ormai più di un milione. Recentemente anche gli Stati Uniti hanno alzato le quote di accoglienza umanitaria per i profughi, concedendo asilo a 7mila iracheni, mentre nel 2006 l'avevano concesso solo a 202. Secondo l'Unhcr i casi più disperati sono quelli che riguardano i profughi bloccati o respinti alle frontiere: almeno 20 mila persone che l'organizzazione umanitaria vorrebbe trasferire entro la fine dell'anno.
Abbandonati. La soluzione al problema dei profughi che sta emergendo dalla conferenza consiste dunque in un doppio impegno: da parte dei paesi confinanti a tenere aperti i confini, da parte dei paesi ricchi del mondo a fornire protezione e asilo politico ai profughi, oltre che fondi per sostenere le enormi spese dell'Unhcr. “Le infrastrutture irachene sono al collasso e la capacità dei paesi della zona di ospitarli e assisterli non è più sufficiente” ha dichiarato Don Redmond, il portavoce dell'organizzazione, che ha concluso: “C'è bisogno di milioni, forse miliardi di dollari”.