Un fenomeno in crescita nei paesi poveri: piccoli lavoratori, imprenditori di se stessi.
Rinunciare all’idea che certe regole e valori debbano essere comuni a ogni latitudine, trasformando quelli che nell’ottica occidentale sembrano abusi e illegalità nel loro esatto contrario. E’ quanto successo in India per la questione dei bambini lavoratori quando, non potendo abolire il lavoro minorile in una terra tanto povera, per evitare che questi subissero le prevaricazioni degli adulti si è cominciato a dare ai baby lavoratori vere e proprie garanzie sindacali. Da questo si è passati alla creazione di istituti bancari dedicati ed è così che oggi migliaia di ragazzi “costretti” a lavorare possono far valere i loro diritti e le loro necessità.
La Children’s Development Bank. L’esperimento nasce grazie al Collettivo di bambini lavoratori e di strada di Delhi, Bal Mazdoor Union, ma la sua azione ha provocato una serie di interventi a catena che, naturalmente, hanno attecchito in paesi, come lo Sri Lanka e l’Afghanistan, dove da qualche tempo opera la Children's Development Bank. Una banca voluta e realizzata da soci che hanno tra i 6 e i 18 anni e che, proprio nella loro qualità di bambini e adolescenti, hanno diritto non solo a depositare il denaro guadagnato con la propria fatica, ma anche ad avere un proprio libretto di risparmio, a chiedere prestiti e far parte dei Consigli di Amministrazione.
Si tratta di un modello di banca gestita dai ragazzi come una cooperativa in cui gli adulti hanno solo il ruolo di garanti e facilitatori. Un modo per prendere in mano la propria vita che funziona, a giudicare dai risultati.
Due storie esemplari. Sono stati alcuni di questi ragazzi e ragazze a spiegare direttamente la loro esperienza nel corso della visita in Italia.
Tra i “piccoli imprenditori” Gayan Madhushanka e Kosalle Madhurangika entrambi provenienti dallo Sri Lanka, un paese dove la povertà si somma a una guerra civile semisconosciuta al mondo.
Kosalle, 15 anni, con il prestito ottenuto è riuscita a mettere su una piccola produzione agricola e, con l’aiuto di altri coetanei porta avanti un’attività che la ripaga di un recente passato fatto di povertà e privazioni.
A Gayan, 16 anni, il prestito della Children’s Develomment Bank è servito per comprare l’equipaggiamento per giocare a cricket. Il padre per anni è stato soldato nell’esercito regolare, ma lui di armi non ne voleva sapere e ha avuto ragione perché grazie al prestito e a tanto, tanto allenamento, ha vinto, nell’ambito degli istituti scolastici, il premio per il migliore giocatore del paese e ora è in attesa di entrare a far parte della squadra nazionale dello Sri Lanka under 17.
Un po’ di denaro per grandi speranze. E non importa che si tratti di aprire un negozio, comprare degli animali o semplicemente conservare i pochi spiccioli guadagnati. Ciò che conta per questi ragazzi è credere di potercela fare da soli, autonomamente, con le proprie forze e con pochi, ma semplici diritti garantiti.
di Antonella Sinopoli – tratto da peace reporter