BOB MARLEY… SEMPLICEMENTE!

Sono trascorsi ormai più di vent'anni dalla scomparsa di Bob Marley, ma la sua figura si è sempre più ingigantita, assumendo contorni mitologici e colorando la sua vicenda artistica e umana di di sfumature leggendarie. Anche presso le generazioni più giovani il suo volto è ancora oggi un'icona sociopolitica e il suo messaggio ha assunto i caratteri dell'universalità veicolato da canzoni sopravvissute alle mode proprio in virtù del fatto che in esse coesistono tutti gli elementi di una personalità fortissima, intrinseca di spiritualità e, soprattutto, armata di una coerenza inattaccabile. Nel caso di Marley si può parlare di musica, quindi di reggae, e ovviamente di canzoni, come mezzo per diffondere idee, risvegliare coscienze, propagandare una visione mistico-religiosa, dipingere un sogno, dar corpo a un'utopia.

Parlare di Robert Nesta Marley ci obbliga a comprendere la Giamaica rurale che negli anni sessanta conquista la propria indipendenza politica dal Regno Unito, la dottina Rastafari, l'idea di panafricanismo, le tragiche vicende politiche che hanno insanguinato l'isola nei turbolenti anni settanta, la nascita e la grande diffusione di un genere autoctono, il reggae, che è il risultato di un'evoluzione complessa e costante di cui lo stesso Marley è stato non solo protagonista, portavoce e ambasciatore, ma anche fautore e ispiratore.

Tutti temi che non possono essere approfonditi in un articolo, ma che sono un corollario indispensabile per inquadrare il background culturale e sociale dal quale Marley è scaturito. Sono quindi di primaria importanza non solo gli anni della fama internazionale, ma anche gli esordi dei primi anni sessanta all'insegna della gioiosa musica ska, o le importantissime produzioni realizzate assieme ad un produttore folle e illuminato come Lee Perry.

Di questi tempi la figure di Marley viene spesso ridotta a pochi, obsoleti stereotipi:da un lato viene dato ampio risalto alla presunta leggerezza di una musica che per i più superficiali tratteggia l'esatta rappresentazione di un illusorio paradiso terrestre da turista idiota, mentre per altri non è che la mera riproposizione di un messaggio “peace and love” in salsa tropicalista. Nulla di più fuorviante e semplicistico. Marley è stato senza alcun dubbio un artista completo, un performer instancabile, un musicista straordinario e, nondimeno, un predicatore integerrimo, un abilissimo comunicatore, un leader sociopolitico, un trascinatore di folle, un pifferaio magico, un portavoce di chi non ha mai avuto voce. Attorno alla sua figura hanno purtroppo gravitato anche personaggi poco trasparenti, molte volte inetti, talora addirittura meschini. Eppure Marley aveva un carisma tale da poter convocare una conferenza stampa per dichiarare col sorriso sulle labbra la sospensione di una tournèe a causa di una nevicata improvvisa interpretata come un cattivo segno premonitore divino. Allo stesso modo poteva sfornare una canzone ai limiti del dogma come Jah Live! All'indomani della scomparsa di Haile Sellassiè per confortare la sua comunità o, con egual naturalezza, poteva convincere i due principali antagonisti della violenta vita politica giamaicana anni sessanta-settanta a stringersi pubblicamente la mano in segno di lealtà. Ovunque si sia recato Marley ha saputo essere ambasciatore di pace.

Parlare di Marley oggi significa anche aprire gli occhi sull'enorme influenza che ha avuto sulla coscienza collettiva della comunità musicale afroamericana, africana e perfino europea. Ad esempio Marley soffrì moltissimo la mancata penetrazione capillare della sua musica e del suo messaggio presso le comunità nere americane: addirittura arrivo a scrivere canzoni studiate appositamente per un coinvolgimento completo di queste comunità.

Ciò che Marley non ha fatto in tempo a vedere in vita è Get Up Stand Up scelta come inno di Amnesty International, la liberazione di Nelson Mandela e la fine dell'apartheid in SudAfrica, una campagna elettorale senza morti in Giamaica, le lotte fratricide in Africa, la dottrina Rasta ridotta ad una mera questione di immagine e potere, la sua casa trasformata in una DisneyLand del reggae, la sua tomba divenuta oggetto di speculazione turistica… Marley si considerava un messaggero di Jah, un uomo con una missione. In vita ha pubblicato dieci album in sette anni, cantato su migliaia di palchi, parlato davanti a milioni di persone. Le sue canzoni riflettono l'uomo, le sue passioni, la sua fede, le sue convinzioni più intime, la sua speranza in un mondo migliore all'insegna di fratellanza, uguaglianza, rispetto e unità. Talora la sua creatività e la sua vitalità sono state il risultato di un'attività talmente febbrile da dar quasi l'impressione che fosse in qualche modo consapevole del poco tempo a sua disposizione.

Nonostante le nefandezze legali e discografiche perpetrate dopo la sua morte, ciò che più conforta è che, nella sua essenza, la sua figura e il suo messaggio arrivano ancora oggi a milioni di persone esattamente come quando era in vita. Merito delle sue canzoni e del suo sorriso. Immortale, universale, inattaccabile.

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