IN MORTE DI “CORVO BIANCO”

borisSe n'è andato, Corvo Bianco, Boris Nikolaevic Eltsin, l'ex primo segretario del Partito Comunista di quella che allora si chiamava Sverdlovsk e oggi si chiama, di nuovo, come ai tempi degli zar, Ekaterinburg, città di Caterina. Ma non è entrato nella storia per questa ragione. Fu il primo presidente eletto della Russia. E forse anche l'ultimo perchè le elezioni successive, anche quelle in cui egli stesso fu riconfermato, non ebbero l'aria di essere molto democratiche. Lo ricordo nella sua ultima apparizione pubblica in veste di presidente della Russia. Era il 31 dicembre dell'anno 1999 e Boris Eltsin, gonfio di alcool e di cortisone, dopo otto bypass e una vita avventurosa e anche vittoriosa, si dimetteva annunciando ai russi di avere nominato il suo delfino: un uomo venuto dal nulla, che nessuno conosceva e che venne subito chiamato "il signor Nessuno".

Ma tre mesi dopo il signor Nessuno, alias Vladimir Vladimirovic Putin, venne eletto trionfalmente "dal popolo russo" a clamorosa conferma che le elezioni russe erano ormai fatte in modo di condurre inesorabilmente alla vittoria colui che, dal Cremlino, manovrava le leve dell'informazione e del consenso.

L'uscente, che aveva massacrato in due anni, dal 1994 al 1996, non meno di cinquantamila cittadini ceceni, cioè cittadini della Russia, perdendo quasi tanti soldati quanti l'Unione Sovietica aveva perduto in dieci anni di invasione dell'Afghanistan (1979-1989), e perdendo la prima guerra contro i ceceni, consegnava la Russia a un nuovo leader che stava cominciando la seconda guerra cecena. Che non è ancora finita.

Basterebbe questo, forse, per collocare Eltsin nel Pantheon dei peggiori della storia russa. Ma egli ha al suo attivo due momenti assolutamente cruciali che – secondo un recente sondaggio realizzato in Russia dall'European Union – Russia Center di Bruxelles – fanno ora dire alla maggioranza dei russi che "il periodo di Eltsin è stato il momento più oscuro della recente storia russa". Cioè non hanno gradito. Adesso in Occidente celebreranno Eltsin come un grande leader, un grande democratico; enumereranno le sue doti, lo ricorderanno in piedi su un carro armato. Per qualche giorno. Ma dovremmo decidere se conta di più il giudizio dell'Occidente o quello dei russi.

Dirà, forse, se ne avrà tempo, la Storia. Ma quali furono i due momenti topici che fanno di Eltsin un grande personaggio comunque, nel bene o nel male?

Il primo, quando Boris Nikolaevic s'incontrò nel bosco di Beloveshkij, vicino alla frontiera sovietico-polacca (così, se Gorbaciov se ne fosse accorto, avrebbero potuto espatriare per evitare l'arresto) con il presidente dell'Ucraina, Kravchuk e con il presidente del Soviet Supremo di Bielorussia, Shushkevic e insieme decretarono "la fine dello spazio geo-politico denominato Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche".

Non si erano consultati con nessuno ed erano tutti e tre ubriachi fradici. Le conseguenze i russi le pagano ancora adesso e, si può dire, il mondo intero non ha ancora visto la fine di quel disastro, adesso che, a quanto pare, sta ricominciando la guerra fredda.

Il secondo momento topico fu la privatizzazione del 1992. L 'intera Russia fu svenduta per meno di dieci miliardi di dollari a qualche centinaio di futuri oligarchi. Che ce l'hanno ancora.

Adesso non ci piacciono, ma allora applaudimmo tutti.

di Giulietto Chiesa – Megachip da E Polis

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